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Branco? No: merde!

Posted by on May 6, 2008 in Senza categoria

tratto da l’Arena, quotidiano di Verona.

VIOLENZA IN CENTRO. Quattro giorni dopo la brutale aggressione, un alunno, di 19 anni del Maffei, residente a San Giovanni Lupatoto si è costituito in questura.

Pestaggio, studente in carcere.
Altri due che facevano parte del «branco» sono stati già individuati: sono partiti in auto verso l’Austria. Resta invece da identificare un’altra coppia
Durante l’interrogatorio ha ammesso di aver colpito Tommasoli: «Non volevo ucciderlo».

di Fabiana Marcolini

Assieme ai carabinieri avevano iniziato fin dal primo maggio a muoversi in una direzione, poi pian piano gli agenti hanno stretto il cerchio e ieri mattina il paziente lavoro di «accerchiamento» tessuto dagli uomini della Digos aveva il volto di un ragazzo di non ancora vent’anni, di buona famiglia e studente modello del liceo classico Scipione Maffei. Ed è Raffaele Dalle Donne, 19 anni, che la notte di giovedì insieme ad altri quattro coetanei ha colpito duramente Nicola Tommasoli, il disegnatore industriale di Santa Maria di Negrar la cui vita da quella notte è appesa a un filo. E dalla tarda mattinata di ieri lo studente simpatizzante dell’estrema destra è in carcere a Montorio con l’accusa di lesioni gravissime. Per il momento, finché Nicola resta in vita.
LA CONFESSIONE. Si è presentato spontaneamente, accompagnato dal suo legale, negli uffici di lungadige Galtarossa e lì è stato interrogato dal sostituto procuratore Francesco Rombaldoni che conduce l’indagine sul pestaggio a Porta Leoni. E ha ammesso. Un interrogatorio lungo, durante il quale ha spiegato l’inizio di quella lite degenerata, in alcuni momenti drammatico perché ha continuato a ripetere che non voleva uccidere il giovane che aveva di fronte.
Ha spiegato, al termine il PM ha disposto il fermo e il giovane è stato condotto in carcere, a Montorio, in attesa dell’udienza di convalida del provvedimento che si terrà nei prossimi giorni. La politica non c’entra, quella reazione, sostengono i difensori, non è stata mossa da nulla di ideologico. Questione di arroganza, pugni e calci per uno sbotto d’ira. Per una sigaretta negata, assurdo.
DUE ALL’ESTERO. «È un dramma che distrugge tutti, soprattutto le famiglie», dice l’avvocato Roberto Bussinello che con il collega Giuseppe Trimeloni assiste l’aggressore, «ci sono solo vittime in questa vicenda, il giovane disegnatore in coma, i suoi genitori e i genitori di questi ragazzi». Altri due giovani che facevano parte del «branco», che sarebbero già stati individuati, pare siano partiti in auto per andare all’estero, in Austria (dove ancora si trovano), subito dopo l’episodio. Gli uomini coordinati dal dirigente della Digos Luciano Iaccarino sanno di chi si tratta e non è escluso che anche in questo caso prevalga il buon senso. E si costituiscano. Non è chiaro invece chi siano gli altri due, potrebbero essere giovani che non frequentavano assiduamente gli altri, che si sono aggregati solo mercoledì. E Dalle Donne ha detto di non conoscerli.
L’APPARTENENZA. «Non è la diversità di credo politico che ha spinto l’aggressore a colpire», sostengono investigatori e difensori. La politica non c’entra ma c’entra l’appartenenza: quel giovane studente è un ultras dell’Hellas, simpatizzante dell’estrema destra e colpito dal provvedimento amministrativo che lo tiene lontano dagli stadi per episodi di violenza commessi in passato durante gli incontri di calcio. Ma quel che è più grave è che rientra in quell’elenco dei diciassette indagati per i pestaggi in centro storico avvenuti tra il marzo 2006 e il giugno 2007. Ed è il più giovane del gruppo. Quei diciassette «bravi ragazzi» per i quali il procuratore Guido Papalia ipotizzò il reato più grave: l’associazione per delinquere allo scopo di compiere aggressioni con l’aggravante della legge Mancino. Perché per diventare «vittima» di calci e pugni bastava anche solo l’abbigliamento o la provenienza geografica.

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E oggi l’ultimo bollettino medico recitava:

"Alle ore 18 il collegio medico ha concluso il periodo di osservazione per l’accertamento di morte di Nicola Tommasoli. I genitori di Nicola hanno espresso il desiderio di donare gli organi e i tessuti.
[...]"

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Questa è una di quelle volte in cui vorrei che i colpevoli fossero consegnati direttamente ai genitori della vittima, e non alla giustizia, specie se si tratta di quella italiana.

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