Shutter
Regia: Banjong Pisanthanakun, Parkpoom Wongpoom
Interpreti: Ananda Everingham, Natthaweeranuch Thongmee, Achita Sikamana, Achita Wuthinounsurasit
Thailandia 2004
Titolo Alternativo: The Shutter, The Shutter: They Are Around Us
Sito Ufficiale: www.shutter.it
REVIEW BY | VOTO | ![]() ![]() ![]() ![]() |
MEDIO SPLATTER
In un’epoca di invasione di prodotti orientali, ci si ritrova a ringraziare il cinema con gli occhi a mandorla per aver insufflato nuova vita ad un genere che stava velocemente scomparendo nel parodistico: l’horror. E quando ormai la valanga gialla ci aveva sommersi e stavamo disperatamente cercando di uscirne, ecco che la KeyFilms importa nel nostro paese Shutter, una ghiotta ghost story a tinte forti, che senza introdurre novità sostanziali al genere, raggruppa tutti gli stilemi tipici e li amalgama in una materia viva e terrificante, nella quale si avverte una maestria registica che ci riporta ai tempi d’oro, regalando con generosità colpi di scena e salti sulla poltrona anche al più smaliziato degli appassionati.
![]() |
![]() |
![]() |
In Shutter una giovane coppia, Tun (Ananda Everingham) e Jane (Natthaweeranuch Thongmee), dopo aver bevuto e brindato a un ricevimento di matrimonio con alcuni amici, si avvia verso casa lungo una strada buia e solitaria. Ancora ebbri e innamorati, i due non si accorgono di una figura che si staglia improvvisa davanti alla loro automobile. Jane, al volante, frena bruscamente, ma l’urto non può essere evitato. La vettura finisce fuori strada e il corpo di una giovane donna, apparentemente senza vita, si ritrova riverso poco distante sull’asfalto. Tun impone alla ragazza di fuggire e lei, riluttante, acconsente. Evidentemente i due non hanno mai visto l’episodio di Creepshow 2, in cui un autostoppista investito continuava a ringraziare per il passaggio la donna che lo aveva appena accoppato. Non solo. L’incipit vi riporta alla mente qualcos’altro? Dimenticate So cosa hai fatto e procedete oltre.
Tun e Jane, fortemente scossi, tornano alle loro attività consuete. Il ragazzo di professione fa il fotografo, ma si ritrova a dubitare della sua competenza tecnica, quando sui suoi ritratti compaiono strane ombre. Vi sembra ora di entrare in un secondo campo già fortemente inflazionato? Probabilmente un certo tributo a predecessori come Ringu, i due registi e sceneggiatori di Shutter, Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom, devono versarlo. Ma presto la vicenda prende una piega ben più inquietante e indagando a fondo il passato riemerge e con esso i suoi fantasmi. Letteralmente. In realtà i due registi hanno dichiarato di aver tratto l’ispirazione per questo film da alcune fotografie di un infame episodio della storia Thailandese: una protesta studentesca contro la dittatura militare repressa nel sangue il 14 ottobre del 1973 (nella sola Università di Bangkok, le vittime tra gli studenti furono centinaia). Quelle fotografie mostravano alcune strane distorsioni, e i due pensarono che sarebbe stato un interessante punto di partenza per un film horror.
![]() |
![]() |
![]() |
Grande successo al botteghino tailandese, Shutter lascia che lo spettatore sprofondi lentamente nelle sue atmosfere malsane e inquietanti toccando corde che riportano alla mente ataviche paure. I due registi conoscono a fondo tutti gli espedienti del genere horror e li usano con maestria e senza alcuna vergogna. Le domande che il film rivolge sono trite e ritrite: gli spiriti dei defunti restano intorno a noi? Ci sono colpe che non possono essere perdonate? Ma proprio cercando di rispondere a questi banali interrogativi, ci incamminiamo in un viaggio agghiacciante osservando presunte prove dell’esistenza dell’aldilà, mani che sbucano alle nostre spalle, coperte tirate giù dal letto, cadaveri in decomposizione, figure ectoplasmatiche mostruose che si avvicinano con incedere animalesco, in una spirale che ci avvolge, ci costringe a mantenere gli occhi ben aperti attirandoci verso il terrificante colpo di scena finale.
Da segnalare anche un uso intelligente della musica e attori sufficientemente espressivi e adeguati al ruolo, particolare, questo, rimarchevole nel genere horror, in cui la capacità attoriale viene spesso sacrificata in nome della notorietà e dell’avvenenza.
Pur avendo ormai svelato il colpo di scena finale, Shutter è un film che meriterebbe di essere visto due volte, per poterne apprezzare simbolismi e metafore: uno su tutti il riferimento all’accoppiamento della mantide religiosa, che nell’impeto della passione divora il maschio. Allo stesso modo sarà proprio l’amore a consumare il giovane Tun portandolo sull’orlo della follia.
Curiosità (a cura di Actarus): il termine “shutter” sta ad indicare l’otturatore del dispositivo fotografico. La Regency ha stipulato diversi mesi fà un contratto milionario per acquisire i diritti di SHUTTER, per farne ovviamente un remake. La cifra stipulata nell’accordo supererebbe addrittura del doppio quella investita anni prima per accaparrarsi i diritti di Ringu.
Visute Poolvoralak, presidente della Gmm Tai Hub Co., Ltd. (GTH), ovvero la detentrice dei diritti di Shutter, ha commentato in questo modo l’affare andato in porto:”Siamo stati invidiosi quando altri film asiatici sono stati acquistati per realizzare dei remake. Ora è arrivato il nostro turno ed abbiamo in più anche la possibilità di offrire un prezzo più alto”. Attualmente però, sembra che questo progetto sia stato messo in freezer.